Martano

L'osteria

  • Una parte dell'antipasto
  • L'osteria
  • Fichi d'india

La notte della Taranta è un evento che ogni anno attira migliaia di persone, e quest’anno ha attirato anche noi nella sua ragnatela. Ci siamo diretti verso il salento in macchina e abbiamo deciso di evitare lo street food di Melpignano (paese del concerto), scegliendo di mangiare tranquilli e seduti. Proviamo verso Martano, un paese limitrofo. Peccato che trovare, non dico una persona, ma anche solo un gatto dalle 13 alle 16 in un paese dell’entroterra salentino sia qualcosa di miracoloso, figuriamoci un ristorante aperto! Perciò se decidete di andare a tentativi, siate preparati a girovagare sotto il solleone pugliese.

Finalmente ci imbattiamo ne “L’osteria”. Da fuori il locale sembra molto pretenzioso e appena entrati la sensazione non cambia molto, ma la fame e il caldo hanno avuto la meglio. Il cameriere ci ha fatto accomodare e, nonostante sembrasse piuttosto trafelato, ci ha servito con cortesia e puntualità. Ordiniamo: , un antipasto dell’oste da dividere, come primi dei cavatelli cozze e fagioli, piatto tipico salentino, e pasta con polpette fatte in casa; da bere un litro di vino e due di acqua.

Qui comincia la nostra avventura. L’antipasto dell’oste non è un antipasto, è un pranzo completo per 2 persone! Piatti di tutti i tipi: pesce, fagioli, sformatini, formaggi, insalata di mare, tutto squisito e servito in porzioni più che abbondanti. Il caldo (e la stanchezza dopo un viaggetto mica da ridere) non aiutano e quando arrivano i primi siamo già strapieni. Mangiamo a fatica i primi, anche questi abbondanti: i cavatelli molto buoni, con pesce fresco e sugo spettacolare, la pasta un po’ scotta (ma forse anche perché ci abbiamo impiegato tanto a finirla). Stiamo ormai scoppiando e non possiamo prendere altro.

Ma dalla cucina ecco uscire un piattino con tre bei fichi d’india offerti dalla casa (due gialli e uno rosa). Sono caratteristici e vale la pena assaggiarli, ma un consiglio: non prendeteli al ristorante se non sapete come si mangiano! Il fico d’india è composto da una polpa dolce, dalla consistenza gelatinosa molto buona, ma piena di semi duri. Vi possiamo assicurare che ci siamo sentiti piuttosto in imbarazzo e abbiamo cercato di masticarli per cinque minuti buoni. Abbiamo addirittura cercato un tutorial su internet! Alla fine ce l’abbiamo fatta, i frutti erano decisamente buoni ed è stato anche un gesto carino.

Prendiamo il caffè e paghiamo il conto: meno di 40 euro in due. Quindi ci apprestiamo a rotolare verso Melpignano, felici e ultrapieni. Per capirci, abbiamo rimangiato a Roma la sera del giorno successivo.

Conclusione: economico, molto buono, super abbondante.